“La ‘ndrangheta della provincia di Crotone ha sempre considerato Catanzaro e l’hinterland Catanzarese come terra di conquista, come terra di espansione sul piano del controllo del territorio, in grado di poter dirigere l’orchestra su tutti quelli che sono i reati fine di un’associazione di stampo mafioso, estorsione e usura in particolare”. Questo il commento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sull’operazione denominata “Big Bang” condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro contro la pervasività delle cosche di Cutro e San Leonardo di Cutro nel territorio di Sellia Marina, sulla costa Catanzarese.
“Altro dato che ritengo importante in questa indagine – ha sottolineato il procuratore – è il fatto che molti commercianti, molti imprenditori, si sono fidati dei carabinieri e della Procura di Catanzaro. Questa indagine nasce dalle denunce fatte da gente usurata, con rapporti di usura i cui interessi si aggiravano intorno al 150%”. In terra di mafia, in un comprensorio difficile in questo caso ci sono state più denunce.
“Riteniamo che con questa indagine in questa fetta di territorio, cerniera tra la provincia di Crotone e Catanzaro, i cittadini questa mattina abbiano tirato un sospiro di sollievo“, ha detto Gratteri.
La consorteria Scerbo-Trapasso-Mannolo-Zoffreo ha in maniera sistematica controllato il territorio attraverso il taglieggiamento e l’usura. Le indagini della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina, guidata dal capitano Alberico De Francesco, ha rivelato l’estorsione ai danni di un imprenditore che avveniva sistematicamente dal 1976. E chi non poteva pagare finiva sistematicamente sotto il giogo dell’usura, come accaduto a un imprenditore del settore florovivaistico, sotto estorsione fin dagli anni ’90. Così è accaduto anche, ha raccontato De Francesco, che il titolare di un’agenzia di viaggi, posto sotto usura, avesse accumulato un debito monstre nei confronti di 5 diversi usurai. Due indagati avevano anche cercato di imporre la fornitura di caffè a due titolari di un bar cercando poi di intimidire uno dei due baristi tramite il noto dj “Big Martino”, al secolo Andrea Martino – che è tra gli arrestati – per impedirgli di denunciare il fatto ai carabinieri. Il barista, però, ha avuto fiducia nella giustizia e ha denunciato.
“Questo spaccato investigativo registra come le condotte illecite delle cosche di ‘ndrangheta determinano uno sconquasso totale nelle vite delle vittime in un territorio in cui il prestito a tassi usurai è particolarmente diffuso” ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla il quale ha sottolineato anche i rapporti dei gruppi del soveratese con esponenti di altre consorterie che non operano mai in maniera isolata ma si danno forza reciprocamente. L’attività scaturisce da un duplice episodio verificato nel 2018 quando sono state poste delle taniche di benzina davanti a due differenti esercizi commerciali.
“Le attività investigative hanno consentito di riprendere il momento in cui l’esecutore materiale andava a posizionare la tanica di benzina” ha detto il comandante della provinciale Antonio Montanaro. Tra gli indagati in stato di libertà figura anche l’avvocato penalista Frank Mario Santacroce accusato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio in concorso con una persona allo stato ignota. (ANSA)