Sempre più caos nella sanità calabrese con spostamenti, trasferimenti ed operazioni decise a tavolino e che, territorio per territorio, oltre ad apparire di dubbia o alcuna efficacia, hanno tutto il sapore del gioco delle tre carte, alla faccia e sulla pelle dei cittadini. E di quanti, purtroppo, numeri alla mano, nonostante le tante dichiarazioni di segno contrario dai vertici regionali e dell’Asp, continuano a dover emigrare fuori dalla regione, ma a spese di tutti i calabresi, per vedersi garantito il sacrosanto diritto alla salute. A nulla ma a proprio a nulla sembrano valsi i continui e paralleli sopralluoghi del commissario Scura e del Presidente Oliverio che in questi mesi hanno interessato quel che resta dei presidi della provincia di Cosenza. Le indiscrezioni, impietose, che trapelano dall’ultima riunione di qualche giorno fa tra Scura e, rispettivamente, il subcommissario e il commissario provinciale dell’Asp Urbani e Filippelli, accompagnati dai direttori amministrativi e sanitari, non lasciano dubbi. Ed allarmano. Partiamo dallo Spoke Corigliano-Rossano, nella Sibaritide. A Corigliano resterebbe soltanto l’area medica, cardiologia e l’Utic. A Rossano invece chirurgia, terapia intensiva, ostetricia e ginecologia. La musica non cambia, semmai peggiora per quelli che sarebbero dovuti ritornare ad essere due strategici ospedali di frontiera, Praia a Mare sul Tirreno eTrebisacce sullo Jonio. Ma che diventano a questo punto né più né meno che cosiddette case della salute. La proposta pare emersa e prevalsa al tavolo, alla faccia delle rassicurazioni date nei territori, prevede per entrambi o un pronto soccorso debole (definizione eufemistica per non dire che non ci sarà un pronto soccorso) oppure un punto di primo intervento (PPI) rafforzato (altra definizione anfibia!) con un reparto d’appoggio di soli 10 posti letto. Stessa logica, del tutto avulsa dalle esigenze rappresentate in settimane di sopralluoghi tanto al commissario Scura quanto al Governatore, avrebbe prevalso per i presidi di Paola e Cetraro. Nel primo rimarrebbe soltanto l’area chirurgica, nel secondo quella medica, terapia intensiva e ginecologia. Al danno la beffa, se solo si considera che per i due Spoke di Paola-Cetraro e di Corigliano-Rossano quasi il 40% dei posti letto per acuti non sono stati attivati per mancanza di medici, di infermieri e di risorse economiche. Si resta al palo. S’azzera ogni diverso spiraglio ventilato fino ad oggi. Il diritto costituzionale alla salute di quanti vivono in quest’area della Calabria continua ad essere oggetto di assurde, incomprensibili ed intollerabili violazioni.

Tagli alla sanità, è caos
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