Richiesta di rettifica\nRiceviamo e pubblichiamo\nRiceviamo e pubblichiamo la richiesta di rettifica del legale Antonio Russo, già difensore del defunto NIRTA ANTONIO, riguardo alla notizia pubblicata il 2 settembre titolata: Funerali all’alba per il boss Nirta.\n\nOggetto: richiesta di rettifica ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948\n
ISTANZA DI RETTIFICA
\n Il sottoscritto avv. Antonio Russo, già difensore del defunto\n
NIRTA ANTONIO
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nato il 22.04.1919 (deceduto lo 01.09.2015), in virtù di espresso mandato ricevuto dai prossimi congiunti del medesimo, in relazione all’articolo pubblicato su WESUD.IT del giorno 02.09.2015 dal titolo “FUNERALI ALL’ALBA PER IL BOSS NIRTA”, precisa quanto segue:
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Gli articolisti (giornalisti professionisti e non) hanno variamente appellato il defunto impiegando termini quali “boss”, “mammasantissima” e “padrino” collocandolo al vertice di organizzazioni criminose (anche dedite al narcotraffico) nonché di strutture sovraordinate riconducibili alla ‘ndrangheta.
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In proposito, devesi precisare che il defunto Nirta Antonio cl. ’19 non è mai stato processato e condannato per reati concernenti il narcotraffico né esistono sentenze di condanna che lo collocano al vertice di organizzazioni criminali o di strutture sovraordinate riconducibili alle associazioni medesime.
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Ne consegue che il contenuto degli articoli “ad effetto”, che informano la collettività dell’avvenuto decesso del sig. Nirta Antonio cl. ’19, è, sostanzialmente, falso, colposamente non verificato, volutamente suggestivo.
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E, ancora, il riferito “coinvolgimento” di Nirta Antonio cl. ’19 nel gruppo terroristico denominato “Brigate Rosse” e la partecipazione al “delitto Moro” (ivi compresa la presenza in via Fani il giorno dell’eccidio) è un falso d’autore, una “patacca” giornalistica, acriticamente somministrata all’ignaro lettore, completamente destituita di fondamento sotto il profilo fattuale.
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La falsa notizia, riportata dai distratti biografi, è irriguardosa della verità, degli elementi investigativi raccolti e, soprattutto, dei risultati conseguiti dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul “caso Moro”.
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Invero, il parlamentare Pecoraro Scanio, incaricato di verificare la fondatezza delle dichiarazioni del pentito Morabito Saverio, non parlò con Nirta Antonio cl. ’19, non si interessò mai di lui correttamente ritenendo che le propalazioni non erano soggettivamente orientate nei suoi confronti.
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In ogni caso, Nirta Antonio cl. ’19 non fu mai deferito, indagato o processato per tale reato.
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Con riguardo al “sequestro dei beni” (cui ha fatto seguito la programmata confisca) devesi evidenziare che questo (ossia il sequestro) riguardava beni che non erano di pertinenza del sig. Nirta Antonio, ma di un intero nucleo familiare.
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Tale nucleo ha dimostrato, con prova documentale, l’esistenza di redditi da lavoro in misura superiore al valore dei beni sequestrati.
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Tale circostanza, seppure accertata, non è stata dichiarata dal giudice competente.
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Così, il processo di prevenzione (connotato da incompatibilità, omesse astensioni, ricusazioni) si è concluso con la prevedibile confisca di un bene produttivo (laboratorio di analisi), siccome convenzionato, nonché con la singolare confisca del trattamento di fine rapporto (buonuscita) erogato dallo Stato per l’attività lavorativa prestata dal defunto Nirta Antonio cl. 19 in favore del medesimo.
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Infine, il riferito coinvolgimento di Nirta Antonio cl. ’19 nel “sequestro Paul Getty” ivi compresa la celebrazione di un processo e la conseguente assoluzione del medesimo in relazione a codesto reato è notizia macroscopicamente falsa.
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Infatti, il defunto Nirta Antonio cl. ’19 non è stato mai deferito, indagato e processato per il reato di sequestro di persona commesso in danno di Paul Getty né per reati della stessa indole.
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Ardore, lì 25.09.2015
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avv. Antonio Russo
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