Ci sono decine di estorsioni condotte con metodi mafiosi nei confronti dei villaggi turistici della costa calabrese e delle aziende che vi operavano per manutenzione tra i reati contestati dalla Dda alle 10 persone destinatarie della misure cautelari disposte dal gip distrettuale Matteo Ferrante. L’indagine è di fatto una prosecuzione dell’operazione Malapianta del maggio 2019 con la quale la Dda di Catanzaro aveva già inferto un duro colpo alla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso che opera a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro. Al vertice c’è l’anziano boss Alfonso Mannolo (attualmente detenuto in carcere per una condanna a 30 anni nel processo di appello). La nuova operazione della Guardia di Finanza riguarda una serie di attività criminali, soprattutto estorsioni, commesse dal 2001 al 2018 nei confronti di attività turistiche ed aziende che operavano all’interno di villaggi tra San Leonardo di Cutro e Sellia Marina. Figura centrale, secondo quanto emerge dalle indagini, è il boss Alfonso Mannolo a cui è contestato anche il reato di usura per un prestito di 200 mila euro ad un imprenditore al quale sono stati chiesti interessi usurari che sono arrivati fino al 120% annuo. Quando l’imprenditore non è riuscito a saldare il debito ha fatto intervenire a sua garanzia un altro imprenditore che ha pagato la somma pattuita cedendo anche un terreno a Legnago (Venezia) del valore di 125 mila euro. Inoltre il boss Alfonso Mannolo, attraverso minacce di morte, ha costretto un imprenditore di Botricello a dargli un immobile. Ad uno dei villaggi turistici di San Leonardo di Cutro dal 2005 al 2017 è stato imposto un canone ‘estorsivo’ di 30 mila euro annui per garantire la tranquillità da parte della cosca. Le estorsioni venivano eseguite anche per mantenere le famiglie dei detenuti. In tal senso Giuseppe Trapasso, con modalità mafiose, tra novembre e dicembre 2020, avrebbe chiesto soldi ad un bar di Cropani (Catanzaro). La cosca Zoffreo-Mannolo di San Leonardo di Cutro, colpita oggi dall’operazione “Jonica” della Dda di Catanzaro, era arrivata anche a chiedere il pizzo ai condomini di uno stabile a Cutro. Dal 2003 al 2018, secondo quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza di Crotone, coordinate dai pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, Antonio Mannolo aveva costretto i titolari delle proprietà immobiliari a consegnare direttamente, una cifra in contanti, non inferiore a 300 euro da ciascun condomino ottenendo, dunque, un introito estorsivo non inferiore ai 10mila euro all’anno, per un importo complessivo di 150mila euro. Il boss Alfonso Mannolo, secondo le indagini, avrebbe usufruito di un immobile, dove si recava “per incontrare alcune amanti”, senza pagare neanche le utenze elettriche ed idriche o qualsivoglia tassazione o spesa. L’estorsione sarebbe andata avanti dal 2015 al 2019. La vittima è stata sentita dagli inquirenti è ha raccontato “di aver più volte cercato di persuadere bonariamente a regolarizzare la situazione, quantomeno accollandosi le spese delle utenze ma il Mannolo aveva sempre tergiversato, fino a quando, nell’estate del 2018, l’uomo, oramai esasperato, quando il Mannolo si era nuovamente presentato pretendendo la consegna delle chiavi, gli aveva risposto che non intendeva più sottostare alle sue pretese”. Una risposta che il capo cosca non accettò facendo ” leva sulla sua notoria fama mafiosa (‘tu lo sai con chi stai parlando’), peraltro perfettamente nota all’interlocutore, dicendo che avrebbe ucciso lui e tutta la sua famiglia: “bastardo e cornuto …come ti permetti a parlarmi cosi? tu lo sai con chi stai parlando? io ti faccio ammazzare a te e tutta la famiglia tua”. L’accaduto aveva gettato la vittima in uno stato “di prostrazione, temendo fortemente per la sua incolumità, fino a quando, dopo alcune settimane, il Mannolo si era di nuovo presentato e, come se nulla fosse successo, aveva richiesto ed ottenuto le chiavi dell’appartamento”. Da quel momento l’uomo “non aveva avuto più il coraggio di opporre rimostranze di sorta al Mannolo che, fino al suo arresto, aveva continuato ad utilizzare a suo piacimento l’appartamento senza alcun corrispettivo”.