“Da quello che si legge sui media e dalle percezioni che si hanno, sembra che la lotta alla mafia sia scomparsa dalle priorità dello Stato, come se la pervasività della criminalità che vediamo ogni momento, in ogni settore della nostra vita, sia scomparsa”.
Lo afferma Nino De Masi, l’imprenditore della Piana di Gioia Tauro che da anni vive sotto scorta dopo le denunce del racket delle estorsioni e protagonista della denuncia per usura di alcune banche.
“Al contrario, così come emerso dalle tantissime indagini giudiziarie – prosegue – ogni angolo della nostra democrazia è stato infettato dal potere criminale; il sistema economico calabrese è quasi totalmente asfissiato dalle organizzazioni criminali ed anche il potere politico in alcuni contesti ne è pesantemente condizionato, così come la libertà di ognuno di noi. Ogni giorno che passa la povertà di questa regione aumenta, il divario con le altre regioni si accresce. Di fronte a questi drammi sociali che abbiamo sotto gli occhi, dove sono stati messi in discussioni diritti fondamentali quali la libertà, salute, lavoro, istruzione, noi calabresi che facciamo? Rimaniamo inermi, omertosi in silenzio, come sempre fatto. Il futuro dei nostri figli, i nostri diritti oggi negati, sono elementi sufficienti per farci reagire e ‘combattere’? Abbiamo normalizzato di essere chi non siamo, codardi. Sono questi momenti cruciali per il nostro presente e futuro e questo noi sembriamo non volerlo capire”. “L’attualità di oggi – afferma De Masi – sembra essere data esclusivamente dalla gestione delle importanti risorse del Ricovery Plan, dimenticando tutti che negli ultimi decenni in alcune aree del Paese come la nostra tutte le importanti risorse ad esse destinate (Piani di sviluppo, leggi speciali, etc.) sono state preda da parte di un ‘sistema di potere’ di ‘padrini e padroni’ senza minimamente apportare un reale beneficio al territorio a cui erano destinate. Di conseguenza sappiamo tutti che fine faranno quelle risorse. Mi chiedo e chiedo, in aree come queste dove, così come affermato dalle tante inchieste, il controllo del territorio è in mano alle cosche criminali, come possono governarsi tali ingenti investimenti senza subire il condizionamento della criminalità?” “Perché con forza e determinazione – afferma ancora l’imprenditore – le Istituzioni ed i cittadini tutti non mettono al centro del proprio agire la lotta alla criminalità, alle mafie, che purtroppo non ha vaccini e cure ‘scientifiche’ se non la sola forza di un sistema Paese? Anche oggi stiamo assistendo inermi ed in silenzio all’attacco di un sistema di potere, che ha come solo obbiettivo di normalizzare le cose, annullando il lavoro di tanti magistrati, delle forze dell’ordine e dei tanti calabresi onesti, che sono maggioranza. Può la pandemia del virus essere ‘la nebbia’ che copre questa strategia? La lotta alla criminalità è l’unica speranza di un riscatto del sud e non solo, e ciò deve passare dal ruolo forte e determinato di uno Stato che faccia il suo dovere tutelando ogni giorno ed in ogni momento i suoi uomini e donne”.