Sono 18 le condanne richieste, nel corso della sua requisitoria, dal pm della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno nell’ambito del processo “Big Bang” contro la pervasività delle cosche di Cutro e San Leonardo di Cutro nel territorio di Sellia Marina, sulla costa Catanzarese, che portò all’arresto di appartenenti alla “locale” di ‘ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone.
L’indagine, diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, prese avvio da due atti intimidatori consumati il 13 novembre 2018 in danno di altrettanti esercizi commerciali di Sellia Marina, davanti ai quali erano state posizionate delle taniche di benzina, ed è stata sviluppata attraverso indagini tecniche, servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti patrimoniali e l’assunzione a sommarie informazioni delle persone offese.
Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di documentare gli assetti e l’operatività sul litorale ionico-catanzarese delle articolazioni territoriali delle locali di ‘ndrangheta di Cutro (KR) e San Leonardo di Cutro (KR), facenti capo alle famiglie MANNOLO-SCERBO-ZOFFREO-FALCONE, interessate a imporre la propria presenza egemone sul territorio attraverso la commissione di una serie indeterminata di delitti, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo, finalizzati ad imporre il controllo sulle attività economiche.
Le investigazioni svolte, grazie anche alla collaborazione di alcune delle vittime, hanno consentito di ricostruire l’attività usuraria svolta dagli indagati a danno dei commercianti e dei piccoli imprenditori in condizioni di difficoltà economica, con l’imposizione di tassi usurari compresi tra il 120% e il 150% su base annua e l’impiego di condotte estorsive finalizzate a ottenere il pagamento dei ratei mensili da parte delle vittime.
Parimenti, è stata evidenziata la sistematica e strutturata imposizione del racket del “pizzo” nei confronti di imprenditori e commercianti del territorio da parte degli affiliati, soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno.
Queste le richieste del pm della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno:
5 anni per Alfonso Mannolo; 20 anni per Mario Scerbo; 18 anni per Martino Sirelli; un anno per Giovanni Zoffreo; un anno per Egidio Zoffreo; un anno per Fabio Mannolo; un anno per Giuseppe Capicotto, 12 anni per Mario Falcone; 10 anni per Leonardo Falcone; 10 anni per Antonio Scicchitano; 12 anni per Leonardo Curcio; 10 anni per Salvatore Macrì; 10 anni per Tommaso Trapasso; 10 anni per Leonardo Trapasso; 2 anni per Dante Mannolo; 8 anni per Giuseppe Talarico; 4 anni per Volodymyr Nemes; 3 anni per Pietruccia Scerbo. Un altro imputato, Moreno Bertucci, 50 anni, è stato già rinviato a giudizio
Il prossimo 16 maggio la parola passa alle difese, inoltre in quella data verrà discussa la posizione di Pietro Scerbo.