Come volevasi dimostrare, il MIUR è stato subissato di ricorsi per la mobilità coatta e senza trasparenza messa in atto ai danni dei docenti in violazione di diritti di precedenza.Le procedure attivate, sostengono i Partigiani della Scuola Pubblica, sono state allungate a dismisura non solo per la suddivisione in fasi della mobilità, ma anche per la chiamata diretta che non ha semplificato ma complicato all’inverosimile l’iter delle assegnazioni in modo che al 1 settembre pochi docenti hanno potuto prendere servizio nella loro sede.Tuttora gli strascichi della pessima gestione di una procedura, che ogni anno si era svolta sempre abbastanza serenamente con i punteggi derivanti dalle graduatorie, sembrano non avere fine, perché la magistratura sta dando ragione ai docenti che hanno fatto i ricorsi, creando problemi enormi a tutti i uffici scolastici regionali e ai dirigenti scolastici tanto da suscitare le reazioni della direttrice dell’USR Veneto la quale si scaglia contro la magistratura, minacciando addirittura di non dare esecuzione alle sentenze che dovessero pervenire dopo questa settimana .Questa situazione, proseguono i Partigiani della Scuola Pubblica, che ha dell’incredibile è ovviamente frutto di precise scelte politiche che nulla hanno a che vedere con la giustizia.Di fatto, il famoso algoritmo costato ai contribuenti due milioni di euro, che ha gettato la scuola nel caos, è rimasto non rivelato dalla documentazione fornita dal MIUR, a seguito della richiesta di accesso agli atti fatta sia dalla GILDA che dai Partigiani della Scuola Pubblica.E anzi ci fornisce il quadro preoccupante di un direttore di un ufficio periferico del MIUR che, pur di non rivolgersi al suo referente gerarchico e al decisore politico, se la prende col potere giuridico che deve essere garanzia dei cittadini nel sanare le pecche derivanti dall’applicazione di una legge, che manifestava i suoi profili di incostituzionalità già mentre era DDL.Tutto il personale della scuola aveva cercato invano di arrestare il corso di questa legge con migliaia di mozioni, i sindacati con moltissime iniziative e trattative, le associazioni di docenti e cittadini con la raccolta firme per il referendum, i docenti con lo sciopero del 5 maggio, con il blocco degli scrutini, con le impugnazioni regionali ex art. 127 della Costituzione, ma senza esito!Di fronte ai disservizi vasti e inediti, Il Ministro non è stato rimosso, né il sottosegretariato Faraone.E la legge di stabilità, varata ieri, concludono i Partigiani della Scuola Pubblica, conferma il quadro accusatorio, mosso dal mondo della Scuola fin dall’inizio, si va velocemente verso la privatizzazione con i fondi cospicui destinati alle scuole paritarie, in contrasto con l’articolo 33 della Costituzione.Questo significa che il governo si è assunto la responsabilità politica di questo disastro annunciato senza preoccuparsi delle conseguenze che ha recato al comparto e ai cittadini.Cosa avverrebbe del nostro Paese se un governo come quello in carica che non risponde ai cittadini , per effetti della modifica della Costituzione, sfornasse ogni 10 giorni una nuova legge dello stesso tipo, nell’ansia riformistica che lo domina?Con i dirigenti conniventi, i funzionari e tutti gli operatori sotto ricatto di licenziamento, dove andrebbe a finire il nostro Paese?Conviene che se lo domandino tutti coloro che pensano di votare SÌ il 4 dicembre.

I Partigiani della scuola pubblica su algoritmo
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