Il problema del caporalato è riemerso con forza questa estate, lasciando anche vittime nei campi ed il Governo corre ai ripari, annunciando una serie di misure centrate sull’aggressione ai patrimoni dei nuovi schiavisti. “La reclusione – ha spiegato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha illustrato l’intervento insieme al ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina – è un deterrente relativo. Spaventa molto di più colpire la ricchezza accumulata con lo sfruttamento delle persone”. Le novità normative saranno presentate in forma di emendamenti al disegno di legge sulle misure di prevenzione attualmente all’esame in commissione alla Camera. Le misure rendono obbligatoria la confisca del prodotto o del profitto del reato, oltre che delle cose utilizzate per la sua realizzazione. In caso di condanna, il giudice ordinerà sempre la confisca, ad esempio, dei mezzi utilizzati per accompagnare i lavoratori sul luogo di lavoro, gli immobili destinati ad accoglierli per la notte, come pure delle cose che ne costituiscono il prodotto o il profitto. Si eseguirà inoltre la confisca su altri beni di cui il condannato abbia la disponibilità nel caso in cui non sia possibile attuare quella diretta. Il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, poi, si aggiungerà all’elenco dei reati per i quali si può operare la confisca estesa e si programma infine di inserire il reato di caporalato nell’elenco di quelli per cui si debba riconoscere alla vittima il diritto all’indennizzo a carico dello Stato. “E’ una piaga – sottolineato Orlando – che ci fa vergognare. Nel corso degli anni è stata combattuta, ma ora, complice la crisi economica, ha una recrudescenza preoccupante e contrastarla significa anche contribuire alla lotta alla criminalità organizzata”. Martina, da parte sua, ha definito l’iniziativa “un cambio di passo nell’azione del Governo. Abbiamo lavorato fianco a fianco con i ministri della Giustizia e del Lavoro con lo spirito di andare oltre l’emergenza e costruire un piano articolato di contrasto che possa durare nel tempo. Vogliamo combattere le imprese che sopravvivono nell’illegalità ed affermare che il rispetto delle regole è un elemento di competitività”. Plausi all’iniziativa da parte della Cia. Bene il rafforzamento della legislazione contro il caporalato, ha sostenuto il presidente Dino Scanavino, ma deve cambiare anche l’approccio ispettivo nei confronti di un settore fondamentalmente sano. Per il presidente dei deputati di Sel Arturo Scotto, “Martina e Orlando vanno nella direzione giusta nel combattere la terribile piaga del caporalato come aveva chiesto Sel questa estate dopo i gravissimi casi di braccianti morti sul lavoro. Visto che si tratta di una vera e propria emergenza avremmo preferito un decreto”.

Giro di vite sul caporalato. Aggressione ai patrimoni

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