Una ‘casa’ per tutti coloro che fuggono dalle barbarie della guerra e persecuzioni. E’ quanto è stato realizzato a Petilia Policastro, nel crotonese, dove il sindaco Amedeo Nicolazzi ha utilizzato una porzione dell’ex carcere come la casa di accoglienza per migranti. Per il primo cittadino la struttura è una “risposta concreta ai continui attacchi di Matteo Salvini contro il sud e contro l’accoglienza dei migranti”. L’ex carcere di Petilia Policastro si estende su oltre duemila metri quadrati. Nei mesi scorsi l’amministrazione comunale ha utilizzato una parte della struttura per realizzare una piscina comunale per disabili. Ed ora, su una superficie di 400 metri quadrati, è stata realizzata la casa per i migranti. Già, una casa, perché non “lo vogliamo chiamare centro – ha proseguito Nicolazzi – perché per noi è proprio una casa che vogliamo offrire a queste persone che fuggono da tanta immani tragedie”. Nelle settimane scorse, con alcuni fondi comunali provenienti da economie, l’amministrazione ha avviato i lavori ed ha realizzato la struttura. Il 28 agosto scorso il Comune di Petilia Policastro ha ricevuto una circolare del Ministero dell’Interno con la quale si “sollecitavano i sindaci – ha detto Nicolazzi – a verificare la presenza di strutture da utilizzare per l’accoglienza. Immediatamente ci siamo messi a lavoro e, attraverso una serie di economie di fondi comunali, abbiamo realizzato questa meravigliosa struttura”. Ieri, dopo lo sbarco avvenuto a Crotone di 860 persone, la Prefettura ha deciso di inviare a Petilia Policastro 35 minori eritrei. Ai ragazzi è stata offerta subito assistenza ed offerto tutto il necessario per la permanenza nella cittadina crotonese. Nicolazzi ha subito stretto amicizia con i 35 ragazzi e, dopo una visita per definire gli ultimi dettagli per l’accoglienza, ha deciso di partecipare a una ‘partitella’ di calcio con i ragazzi. Grande entusiasmo e spensieratezza durante i momenti di gioco. “Devo essere sincero – prosegue Nicolazzi – che a distanza di poche ore dal loro arrivo mi sento più io integrato a loro. Voglio ringraziare tutti coloro che si sono messi subito a lavoro”. E sempre dalla Calabria il Vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, tuona contro l’indifferenza delle istituzioni internazionali sul fenomeno dell’immigrazione. “L’immagine di quel bambino siriano morto sulla spiaggia – ha detto – è l’icona della barbarie e dell’inciviltà. Ci sono ritardi enormi rispetto al problema, c’è un’Onu che non ha fatto la sua parte, c’è un’Europa che ha lasciato l’Italia e la Grecia da sole”.

Ex carcere diventa casa di accoglienza

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