In occasione delle feste pasquali e in particolare nella giornata di ieri e oggi, ho potuto toccare con mano l’egoismo, l’ipocrisia e la superficialità della comunità. Nonostante i rigidi divieti imposti dai vari DPCM emanati in queste settimane, una fetta di cittadini crotonesi, e non solo ovviamente, ha messo da parte il buon senso e il rispetto per la comunità, ma soprattutto la legalità.
Nel mio quartiere ho assistito incredula a scene terribili, che mi hanno profondamente scosso e indignato.
Interi nuclei famigliari composti da bambini, adolescenti, adulti e persino anziani hanno banchettato alla stessa tavola, abbattendo i confini delle proprie abitazioni, dimenticando tutte le raccomandazioni, tutte le norme di buon senso ma soprattutto i divieti. Dal pranzo fino alla cena, passando da una casa all’altra, ridendo e scherzando come se niente fosse.
Inizialmente mi sono chiesta se queste persone forse godevano di permessi speciali per riunirsi o per far giungere i propri parenti in automobile senza intercorrere in sanzioni, o se tutti insieme avevano scoperto finalmente il rimedio anti contagio o se ancora nel quartiere era stata dichiarata una tregua dal lockdown… non potevo credere ai miei occhi!
Tanta rabbia e delusione hanno rovinato il clima festivo.
In un attimo hanno calpestato i miei diritti e quelli di tutti i miei colleghi e di chi sta osservando religiosamente le norme.
Sono anche io una madre, sono anche io una figlia, sono anche io una cara amica ma soprattutto sono infermiera. Faccio parte di quell’esercito silenzioso di sanitari che ogni giorno presta il suo servizio presso il p.o. San Giovanni di Dio di Crotone, specificatamente nella u.o. Di malattie infettive e di conseguenza anche nel reparto dedicato ai pazienti infetti dal virus Sars-Cov-2.
Tutti i miei colleghi stanno vivendo la quarantena in solitudine, tutti o quasi hanno scelto di vivere in un’altra casa per non mettere a rischio i propri cari e questa separazione la viviamo come un disagio importante che si ripercuote sulla sfera psicologica e lavorativa.
Noi queste feste le abbiamo passate in corsia, soffocati da strati di plastica, lattice, plexiglass, sudando, annaspando, con i segni sul viso che scompaiono dopo diverse ore.
La Pasqua l’ho trascorsa da sola, con mio marito, senza riunire la famiglia scoppiata da un mese e più e di notte ho fatto il mio dovere di infermiera. Oggi ho trascorso metà della giornata a recuperare il sonno perso della notte.
Non capisco perché delle persone senza scrupoli si sono arrogate il diritto di festeggiare mettendo in prima linea il loro egoismo, dimenticandosi che ancora l’incubo della pandemia non è cessato e che non siamo ancora al sicuro.
Vorrei perciò fare un applauso virtuale a tutti coloro che hanno dato questo buon esempio, che si credono al di sopra della legge e che hanno un’alta moralità, da parte mia in primis e anche da parte dei miei colleghi.
Per quanto mi riguarda avete perso la nostra stima e rispetto, perché oggi non avete rispettato noi, non avete rispettato tutti coloro che stanno dando la vita per curare chi lotta contro il MOSTRO.
Domani quando tutto finirà, non dimenticheremo gli eroi e chi invece ha messo a rischio la salute pubblica ancora una volta.
Se ci sarà una nuova ondata di contagi, sarete i diretti responsabili. Se tutto questo non finirà in tempi brevi, causando nuove morti, nuovi ricoveri, il prolungamento della quarantena (e di conseguenza mi avrete impedito di riabbracciare di nuovo mio figlio) avrete sulla coscienza i danni psicologici e le ferite profonde che mi stanno dilaniando.
Vi prego caldamente di diffondere questo messaggio.
Grazie”
Sara Barresi