Oggi parliamo del diritto di ogni minore di crescere in un contesto familiare protettivo ed equilibrato come ci ricorda la convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
Secondo la normativa vigente, il minore che si trova temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo può essere affidato ad una famiglia, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno in via prioritaria rispetto al collocamento in comunità o altra struttura di accoglienza.
Anche ai minori stranieri non accompagnati è riconosciuto il diritto di vivere in un ambiente familiare e secondo la legislazione (Legge 47/2017, conosciuta come Legge Zampa, articolo 7) l’affido familiare dovrebbe essere scelto in via prioritaria rispetto alle altre forme di accoglienza.
Diventare famiglia affidataria diventa quindi un’esperienza unica per poter supportare un bambino o una bambina o un /una giovane bisognoso o bisognosa di aiuto materiale ma anche di supporto emotivo. E’ un vero e proprio atto di amore. Donare il proprio tempo, le cure e l’affetto, è un gesto che darà loro l’opportunità di sentirsi bene e potersi costruire un futuro in un Paese nuovo e sconosciuto.
Nonostante questo, ad oggi, solamente il 3% circa dei minori stranieri non accompagnati vive in affido familiare.
Mi occupo di tutela minori da circa 30 anni, dirigo una comunità tutelare nella quale ho seguito centinaia di minori stranieri soli di diverse nazionalità e colori (simpaticamente definiti color cioccolato o caffè) mai nessuna richiesta di eventuale affido familiare. Ora il telefono squilla per avere notizie di eventuali arrivi dell’altra nazionalità che somiglia alla nostra (color vaniglia) tutti alla ricerca del bambino e della bambina bionda con gli occhi azzurri, da accogliere nelle proprie case. Come se i primi non fossero bambini, portatori di traumi e violenze, mentre i secondi invece si. Come se il cioccolato non fosse un gusto piacevole e la vaniglia si.
Come è noto per noi Assistenti Sociali, (se pur nell’immaginario collettivo, veniamo definiti ladri di bambini), resta invece forte il nostro focus principale che è la loro tutela. È importante comprendere il concetto di tutela non solo come protezione, ma anche come promozione di diritti, tornare a parlare di inclusione, di pari dignità per tutti, di attenzione alle persone in quanto soggetti e non oggetti degli interventi.
Dott.Pasquale Colurcio
vice presidente regionale dell’Ordine degli assistenti sociali