“Il rischio che si intravede è che aumentino ancor di più le disuguaglianze, perché la differenziazione tra le diverse politiche di welfare consolida le diversità tra i territori. Serve un segno di discontinuità rispetto al passato, serve un nuovo modello di welfare in grado di abbattere steccati, così come superare l’asimmetria tra servizio sanitario regionale e servizio sociale regionale. Ma serve, soprattutto, un’azione comune volta a richiamare Governo e Parlamento alle rispettive responsabilità”. E’ uno dei passaggi di una lettera aperta che Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali, ha inviato ai nuovi presidenti delle Regioni scaturiti dalla tornata elettorale di fine maggio. “Si amplia e si consolida in modo drammatico – scrive Mordeglia ai governatori di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto – l’area della vecchia e della nuova povertà. E la continua erosione della spesa pubblica rende tutto più difficile”. Il ruolo delle Regioni, ricorda Mordeglia, “può essere decisivo: da almeno cinque anni quello dello Stato si è drasticamente ridotto e di conseguenza cresce il ruolo delle politiche regionali, non più legate alla distribuzione delle risorse nazionali ma finalizzate a percorrere una ‘via regionale al welfare'”. Infine, la questione immigrazione: “il problema della distribuzione degli immigrati sul territorio nazionale esiste e va affrontato ma i numeri dicono che il fenomeno riguarda non tanto quelle Regioni che lo stanno sollevando, ma le altre: proprio quelle che da settimane si stanno sobbarcando il peso dell’attuale drammatica ondata migratoria”.


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